La risposta a questa domanda è complessa ed è da ricercare alle origini della nostra specie: gli essere umani hanno una placenta di tipo emo-coriale, significa che il tessuto fetale penetra nell’endometrio (la mucosa che riveste l’utero) tanto da stare in diretto contatto con il sangue materno.
In questo modo il feto ha accesso diretto al flusso sanguigno della madre ed è in grado di provocare dei cambiamenti che condizionano direttamente la madre e il suo stato di salute: questa condizione può avere risvolti negativi per la salute materna (diabete gestazionale, gravidanza extra uterina, preeclampsia, etc.).
La natura fa quindi in modo che la mamma porti avanti la gestazione solo se l’embrione che deve impiantarsi è sano e per il quale, quindi, “valga la pena rischiare”.
Cosa succede se l’embrione muore, è debole o se non vi è nessun impianto? L’afflusso di sangue all’endometrio diminuisce in modo tale che l’eventuale embrione non possa attaccarvi la placenta e prendere nutrimento: per questo dopo ogni ovulazione che non ha come risultato una gravidanza o una gravidanza salutare l’endometrio si sfalda e viene espulso, dando origine alle mestruazioni.
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