La proposta di legge finanziaria in discussione prevede un’ingiustizia difficile da ignorare: dal 1° gennaio 2024, l’Iva su prodotti essenziali come assorbenti, tamponi, coppette mestruali, nonché latte in polvere e alimenti per neonati subirà un rincaro, passando dal 5% al 10%.
Questa decisione è ben lontana dall’essere un semplice aggiustamento fiscale: è, infatti, una penalizzazione che colpisce direttamente chi mestrua e chi si occupa della prole, aumentando il costo di beni che non sono un lusso, ma una necessità fondamentale.
Diverse associazioni, in particolare i movimenti femministi, hanno sollevato la voce contro questa misura, riconoscendola come una discriminazione palese: aumentare il prezzo degli assorbenti e dei prodotti per l’infanzia significa gravare sulle spese quotidiane di chi già affronta sfide economiche e sociali, accentuando disuguaglianze esistenti.
Le voci critiche sottolineano un punto cruciale: questi prodotti sono essenziali per la salute e il benessere. Non possono essere trattati alla stregua di beni ordinari, soggetti a dinamiche di mercato.
Questa prospettiva è ulteriormente aggravata dal fatto che la decisione va contro gli impegni internazionali dell’Italia, soprattutto quelli riguardanti la promozione dell’uguaglianza di genere.
Il Governo difende questa scelta come un tentativo di bilanciare le finanze in un periodo economico difficile, ma questa logica è profondamente fallace: esistono innumerevoli modi per gestire una crisi economica che non comportino penalizzare ulteriormente una fetta della popolazione già penalizzata.
Eppure, la scelta è stata quella di gravare su chi ha bisogno di questi prodotti ogni mese, su chi si prende cura della prossima generazione, rendendo la vita un po’ più difficile a tutte queste persone.
Mentre la proposta di legge è in attesa di approvazione, c’è spazio per la speranza che il dibattito parlamentare possa correggere questa ingiustizia: la pressione pubblica e il dialogo devono continuare per assicurare che tale misura regressiva sia rivista o, meglio ancora, eliminata del tutto.