Se dovesse verificarsi un incidente d’auto e a bordo ci fosse una donna “rispetto a un uomo avrebbe il 47% di probabilità in più di uscirne gravemente ferita. Anche il rischio di morte è maggiore del 17%. E tutto ciò dipende da come (e per chi) sono progettate le automobili.”
Questi dati sono ripresi dal libro del 2019 “Invisibili” di Caroline Criado Perez: nel saggio l’autrice spiega come i fantocci per la simulazione degli incidenti stradali vengano usati dagli anni ‘50, ma misure e peso corrispondono a quelle di un maschio del cinquantesimo percentile.
Solo nel 2011 è stato creato il primo fantoccio con caratteristiche del corpo femminile, anche se irreali.
Tuttora nei crash test per le donne si utilizzano spesso fantocci maschi “più piccoli”, anche se le persone di sesso femminile non sono affatto uomini in miniatura dato che la massa muscolare delle donne è distribuita diversamente da quella degli uomini, le ossa femminili sono meno dense e quindi tutta una serie di caratteristiche fondamentali vengono consapevolmente ignorate.
Questo è solo uno dei tantissimi esempi di ambiti del tutto costruiti “a misura d’uomo”: si va dalle auto agli smartphone passando per i servizi igienici e addirittura il trasporto pubblico o la temperatura negli uffici (alzi la mano chi ha notato che le donne hanno sempre più freddo degli uomini).
La situazione sta migliorando? In alcuni casi (e in alcuni Paesi), sì.
C’è ancora strada da fare? Tanta, tantissima.
Mentre in alcune zone del mondo possiamo manifestare liberamente per i diritti delle donne e delle minoranze, in altri Paesi proprio alle donne è appena stato tolto il diritto di studiare, o di fare sport.
Le conquiste per i diritti civili a volte impiegano anni o decenni, mentre – spesso – per fare dei passi indietro ci vuole molto meno: ricordiamo sempre che niente è scontato, e che le battaglie importanti per cui lottare sono ancora tantissime.
Buona Giornata internazionale dei diritti della donna!