[Fonte immagine: pagina Facebook “Educazione mestruale” di Sara Lea Cerutti]
Quando parliamo di “educazione mestruale” tendiamo a pensare al preparare le ragazzine all’arrivo delle mestruazioni e all’insegnare loro ciò che bisogna sapere sul ciclo mestruale, una costante nella loro vita dal menarca alla menopausa.
Sebbene l’educazione mestruale sia anche questo, in realtà è molto di più: si tratta di un approccio multidisciplinare il cui obiettivo non è solo educare le bambine per ciò che le aspetta, ma mettere le fondamenta per una cultura nella quale maschi e femmine – già da piccoli – possano imparare il rispetto per il proprio corpo e per quello degli altri, e a comprendere le varie sfaccettature dell’emotività, sessualità e dei cambiamenti fisici ed emozionali senza tabù né (pre)giudizi.
Per approfondire questo importantissimo argomento abbiamo intervistato Sara Lea Cerutti, pedagogista mestruale: ecco cosa ci ha raccontato!
1) Ciao Sara Lea, puoi presentarti per chi ci legge?
Ciao! Sono Sara Lea Cerrutti e dal 2008 lavoro come educatrice e creativa a contatto con bambine, ragazze e donne adulte in età fertile.
A partire dal 2013 ho scelto di specializzarmi nel campo della consapevolezza ciclica femminile tramite numerose formazioni e con l’apertura nel 2016 del mio studio a Torino ho visto crescere nell’utenza che lo frequenta (sia di persona sia tramite sessioni Skype) la necessità di approfondire alcuni argomenti dell’educazione sessuale ed affettiva in modo chiaro e professionale.
Ecco perché l’8 gennaio 2018 ho creato il progetto “Educazione Mestruale”!
2) Ci racconti che cos’è il progetto “Educazione Mestruale”?
L’Educazione Mestruale che ho elaborato in oltre dieci anni in campo educativo è una vera e propria disciplina socio-educativa, complementare all’educazione sessuale ed affettiva, volta a sostengo di ogni individuo che ha la capacità di mestruare: non si prende, quindi, in considerazione solo la fertilità delle donne, ma la ciclicità (ormonale ed emozionale) di tutte le persone che ogni mese hanno le mestruazioni, indipendentemente dalla provenienza geografica, dall’orientamento sessuale e dal genere con cui si identificano.
In questo senso il progetto Educazione Mestruale si colloca all’interno delle discipline socio-educative con l’intento di supportare una cultura inclusiva a sostegno di tutte le persone che hanno le mestruazioni, di ridefinire i ruoli “femminili” e “maschili” all’interno dei nuclei familiari e di trovare nel dialogo tra le parti una chiave d’intesa a supporto della coppia, della genitorialità e della comunità in senso ampio.
3) Sono ancora tanti i tabù legati alle mestruazioni e, più in generale, alla femminilità?
Sì, purtroppo. In Italia i temi legati all’aborto sicuro e all’obiezione di coscienza, alla violenza ostetrica e la depressione post partum, alla violenza sulle donne e su coloro che ancora troppo spesso vengono considerate “diverse” (la percentuale in Italia di donne bisessuali picchiate a morte supera notevolmente quella delle donne eterosessuali), l’abuso di contraccettivi ormonali per risolvere le problematiche legate al ciclo mestruale e la dipendenza farmacologica nel momento in cui si cerca una gravidanza, il body shaming e i disturbi alimentari che impattano sul ciclo mestruale e tanto altro, sono un grande tabù. Il tabù si alimenta più tra donne, che si accaniscono violentemente su altre, che tra generi. Potrei affermare con certezza che il più grande tabù legato alla femminilità sia la “sorellanza” tra donne.
4) Quali sono le domande che ti senti chiedere più spesso durante i tuoi seminari e le tue consulenze?
La domanda che più spesso ricorre tanto nei seminari quanto nei percorsi individuali è legata alla risoluzione di un’eredità comportamentale femminile difficile da integrare nella nostra vita. Spesso le nostre madri e le nostre nonne ci hanno trasmesso (o ci trasmettono tuttora) un modello di “femminilità” che crea in noi dei conflitti. Destrutturare le convinzioni limitanti sulla nostra idea di femminilità (sia in termini di ruolo sia di preferenze sessuali) aiuta in tutto ciò che riguarda la nostra ciclicità.
5) A interessarsi ai temi che tratti sono solo donne o anche uomini o comunque persone che si identificano con altri generi?
Per deformazione professionale lavoro di più con mamme (di vari orientamenti sessuali) e figlie per sostenere il dialogo intergenerazionale in previsione di alcuni dei passaggi fondamentali della crescita: l’arrivo del menarca e dei primi rapporti sessuali.
6) A tuo parere, com’è la situazione in Italia riguardo all’educazione mestruale e sessuale?
L’educazione per essere tale deve “tirare fuori il meglio” (in termini di consapevoelzza e maturazione emotiva) dalla persona che ne riceve gli insegnamenti.
Un’educazione sessuale nelle scuole fatta per un paio d’ore da “tecnici” (prevalentemente medici) che parlano ad adolescenti di “malattie sessualmente trasmissibili” o di “gravidanze indesiderate” non è educazione, ma prevenzione.
L’educazione sessuale deve accompagnare lo sviluppo psicoemotivo dei bambini sin dalla tenera età dei 3-4 anni; ciò significa che deve iniziare in famiglia. Quando i figli e le figlie arrivano alla pre-adolescenza devono aver sviluppato il senso del confine personale, del rispetto dell’altro (il famoso “consenso” di cui tanto si parla) e del proprio corpo.
Devono essere consapevoli di ciò che sta per arrivare (la pubertà) e devono sentirsi sicuri di poterne parlare con degli adulti accoglienti e informati. Portare l’educazione sessuale nei licei serve alle famiglia per “deresponsabilizzarsi” sulla questione. Portare dei “tecnici” nelle scuole per parlare di educazione sessuale serve per “deresponsabilizzare” le scuole. Un circolo vizioso di “mancanze” da parte degli adulti di riferimento che si ripercuote sulle fragilità dei ragazzi e delle ragazze.
La questione è molto complessa e purtroppo non basta questo spazio per poter rispondere in modo esaustivo a questa domanda.
Grazie mille Sara Lea!
Grazie a voi!
Per chi volesse conoscere meglio il progetto Educazione Mestruale e il lavoro di Sara Lea può farlo visitando il suo sito internet, oppure seguendo la sua pagina Facebook o il suo account Instagram.